La storia dei due Giovanni

I due Giovanni sono gli imprenditori affermati che, nel secondo decennio del ‘900, si impegnano nella realizzazione del nuovo asilo, inaugurato nel 1925 (sul sito dell'asilo la descrizione dell'impresa).

Di umili origini, entrambi hanno saputo conquistare una posizione economica di rilievo, grazie all’attività lavorativa svolta all’estero.


 

GIOVANNI ZAMARONI, il cavaliere, è il maggiore dei due e ha una vita lunga e complessa. Il volgere del secolo lo vede impegnato alla costruzione della ferrovia Transiberiana


Transiberiana, 1900 circa - Giovanni Zamaroni e collaboratori


 

Quest’opera coinvolge, oltre a lui, altri bederesi, ciascuno dei quali partecipa con una propria compagnia.


Transiberiana, 1900 circa - Completamento di una galleria


 

Tutte le compagnie confluiscono nella CIC, Compagnia Italiana Costruttori.


Un’occasione conviviale della CIC

 


Nel primo decennio del Novecento, decide di investire in paese i proventi dell’attività transiberiana. Dapprima sviluppa una centrale idroelettrica lungo il torrente Morina. Lo scopo è quello di utilizzare l’energia elettrica prodotta per alimentare le attività di tessitura nel nascente stabilimento di Bedero; mentre di giorno l’energia è destinata all’opificio, nelle ore di buio si potrà vendere nei paesi limitrofi, a scopo di illuminazione.


Lo stabilimento di Bedero, 1913 circa 


 

Apre poi lo stabilimento nel 1908: è una tessitura meccanica che dà lavoro a tutte le ragazze del paese. Intanto lo Zamaroni ha assunto la presidenza della Congregazione di Carità e progetta la costruzione di un nuovo edificio per l’asilo e l’erezione in ente morale. Sotto la sua egida il nuovo asilo si materializza, nella nuova sede e con la conduzione delle suore; la collocazione della struttura è proprio accanto allo stabilimento. Se con questa opera l’imprenditore vuole ottenere la gratitudine delle maestranze femminili, forse fallisce l’obiettivo: le operaie partecipano ai grandi scioperi del dopoguerra, tanto che il cavaliere decide di vendere, concentrandosi sugli altri opifici, che nel frattempo ha aperto nei paesi circostanti.

 

In ogni caso, divenuto sindaco del paese nel 1913, mantiene la carica e poi, nel ventennio fascista, viene nominato podestà fino al 1939.


1940 circa - Foto in uniforme presso la Villa Giovanni Martinoli
Giovanni Zamaroni è in abiti civili


 

Muore ricco e stimato nel 1949, a 78 anni, prima che la tragedia ne travolga la famiglia. 30 dicembre 1950, la moglie Beatrice è mancata il mese scorso: in un incidente automobilistico perdono la vita la figlia Angioletta, il genero e collaboratore Carlo Looser, uno dei due figli della coppia, il secondogenito Pier Maria e una cugina. Si stavano recando a Milano a festeggiare la nascita di un nipotino. I più vecchi del paese ancora ricordano lo strazio di queste quattro bare allineate in chiesa.

 

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GIOVANNI MARTINOLI, il più giovane dei due, svolge la sua attività di costruttore prevalentemente in Francia. Qualcuno in paese sostiene che abbia anche lui partecipato all’avventura transiberiana, ma non è certo. Il suo nome e cognome sono così comuni in Bedero, che grondano le omonimie. Non ci sono documenti che comprovino l’ipotesi.

Sappiamo invece per certo che subentra allo Zamaroni nella presidenza della Congregazione di Carità all’inizio degli anni ’10. All’incirca nello stesso periodo, nel settembre 1911, celebra il matrimonio con Giacomina Ossola. 


Giovanni Martinoli e Giacomina Ossola


 

Amministra l’asilo per un decennio, nonostante nel frattempo venga richiamato sotto le armi, durante la Grande Guerra. Torna sano e salvo.

Negli anni successivi alla fine delle ostilità, opera nella ricostruzione post bellica a Manhoue (vicino a Metz, nel dipartimento della Mosella).

 


Manhoue, ricostruzione
Giovanni Martinoli e la sua squadra davanti ai ruderi della chiesa


 

Nelle foto dell’epoca lo vediamo posare con orgoglio, a testimonianza dell’attività sua e dei collaboratori.



Manhoue, ricostruzione

Giovanni Martinoli posa in abito scuro


 

Per i cantieri di Manhoue, recluta un folto gruppo di bederesi: molti uomini, impegnati come muratori.



Squadra di muratori bederesi a Manhoue


 

Partecipano all’impresa anche alcune donne, occupate come governanti e vivandiere.

 


Manhoue, ricostruzione

Giovanni, Giacomina e le donne della squadra

 

 

Giovanni muore a 46 anni di malattia, nel settembre 1922. Non ha figli, ma otto tra fratelli e sorelle e tanti nipoti. Decine di bederesi della mia generazione lo vantano come prozio. Anch’io, che ne conservo l’immaginetta commemorativa. Era il fratello della mia nonna paterna, Maria.

 



La bella villa Martinoli verrà poi designata, e ancor oggi identificata, come villa Valentini, poiché la vedova Giacomina Ossola sposa in seconde nozze il Valentini, che diventerà in seguito un notabile del paese.

 

L’intitolazione dell’asilo, alla realizzazione del quale si adoperò con dedizione e a cui contribuì con dovizia di mezzi tanto lui, quanto la vedova in sua memoria, avrebbe dovuto perpetuarne il ricordo nella comunità.

 

***

 

I due Giovanni, uomini di successo nel loro tempo, suscitarono in paese sentimenti ambivalenti: di ammirazione e di gratitudine, ma anche di invidia e di disapprovazione.

Ora il tempo copre tutto di una patina opaca, sedimentando gli affanni, le passioni e i ricordi. 

Resta l’asilo.  Forse, tra le loro realizzazioni, è quella che più ne rappresenta il generoso slancio e il fiducioso investimento nel futuro.

 

 

 

2 settembre 2024, Danilo V.

Tre giorni, reperti e cimeli 

Il mese di agosto 1979 fu indetta la prima “3 giorni ciclistica Bederese”.

C'era in paese un grande fermento, sia i bederesi che i villeggianti, allora assai numerosi, volevano

partecipare o dare il loro contributo.


Il ristorante “Le Ruote” desiderava sponsorizzare la maglia ciclistica che avrebbero indossato i concorrenti. 

Io, oltre a participare alle gare, mi occupai per la realizzazione delle maglie; ideai il logo e le feci produrre , tramite una conoscente, da una ditta specializzata nel settore.

Questo è l'articolo che la Prealpina dedicò alla prima edizione.


L'evento ebbe molto successo e venne replicato anche negli anni successivi, fino al 1985.


Un anno, non ricordo quando, la gara, che si svolgeva tra le strade del paese, fu funestata da un incidente serio. Vincenzo sbandò e cadde rovinosamente e venne portato in ospedale in gravi condizioni. Fortunatamente, dopo alcuni giorni, la situazione migliorò e si risolse senza conseguenze.


5 luglio 2024, Battista C.

Il sindaco della Liberazione

Festeggiamo il 25 aprile, rievocando il clima di fiducia e partecipazione che caratterizzò il periodo immediatamente successivo: dopo 20 anni di privazione, si tornava al libero confronto e alle elezioni. L'auspicio è che non si esaurisca quella spinta originale: sia l'impegno per il bene comune ad ispirare ogni nuova competizione elettorale


Questa foto è di una specie di diploma che mio papà, Aldo Pio Martinoli, fece incorniciare per ricordo.

 

La data annotata è il 7 maggio 1945, dodici giorni dopo la Liberazione, è incongruente con i tempi necessari per organizzare correttamente delle elezioni.

 

Considerata la situazione di caos di quei giorni post 25 aprile, con le milizie tedesche in fuga verso il nord e la necessità di organizzare la nuova Italia, di fatto ci fu una decisione prefettizia. Mio padre, allora quarantaduenne, non aveva mai avuto la tessera del Partito Nazionale Fascista e forse qualcuno dei partigiani lo segnalò.

 

(La sua nomina fu confermata dal voto popolare, forse già l’anno successivo. Le prime elezioni amministrative dopo la Liberazione si svolsero in provincia di Varese in marzo e aprile 1946, probabilmente il 31 marzo a Bedero; per la prima volta votarono le donne - NDR).

 

Questo attestato è semplicissimo e modesto, per qualità grafica e come immagini mandate in stampa, ma mostra e certifica chiaramente il clima di quel periodo: niente soldi, ma tanta buona volontà e voglia di ripartire

 

Ricordo anche che mio padre diceva di aver fatto il Sindaco per sette anni, ed era Sindaco quando si svolsero i mondiali di ciclismo del 1951.

Riguardo a quell'evento trattò con la Provincia di Varese la variante al progettato percorso della strada provinciale che, giungendo da Brinzio, prevedeva di svoltare a destra alla cascina San Martino per la valle Morina fino alla strada per Ganna e poi via verso Ganna, tagliando fuori Bedero.

Ottenne il percorso attuale in cambio di immediata unanime disponibilità dei proprietari dei terreni interessati, senza ricorsi, senza difficoltà, senza ritardi e senza costi.

Esemplare dimostrazione di lungimiranza e di solidarietà di tutti i Bederesi.

 

19 aprile 2024, Pier Giorgio M.

Un amore semplice

Settembre 1964: il maestro Giudici realizza una manifestazione canora, coinvolgendo residenti e villeggianti. C'è un coro formato per l'occasione, ci sono solisti professionisti e un gruppo di bambini del paese in costume.


Un amore semplice è quello che riaffiora da queste fotografie del 1964. L’amore di mio papà, il maestro Luigi Giudici, per la musica e per Bedero Valcuvia, che per più di vent’anni è stata per la nostra famiglia non solo una località di villeggiatura, ma la nostra seconda identità, forse quella più vera.

Nel corso di molte stagioni estive si sono organizzate manifestazioni come questa, con un repertorio di musica sacra e profana , coinvolgendo sia colleghi ed amici del papà che villeggianti e residenti, in un clima di festa semplice ma nel contempo curata e partecipata con impegno: momenti belli e veri, come sono quelli che nascono da amori semplici.

12 aprile 2024, Sandra G.

Anche questa volta. le foto sono state messe a disposizione da Battista e Luisa C., che hanno in serbo altre sorprese...

Anni spop

Anni ’60: secondo le statistiche demografiche, sono gli anni dello spopolamento di Bedero. La popolazione censita nel 1961 raggiunge il minimo, 380 anime.

 

Nonostante ciò, in questa foto dell’epoca si vede un carnevale bederese popolato di dame, fate, nanetti…
Dietro il gruppo campeggia il volto sorridente della Franceschina e il suo storico negozio, dove si vende di tutto: valori bollati, giornali, cartoleria, bombole di gas, attrezzatura da cucina, giocattoli...

I generi alimentari si vendono lì, ma non solo: in quel momento sono aperti anche il negozio del Giancarlo prestinaio, quello della Maria “dul Gigi”, la latteria. Altri esercizi attivi: il circolo, il ristorante “della pace” gestito dalla Prima, il bar-ristorante-alloggio della Maria, con sala biliardo e telefono pubblico, nella sua nuova ubicazione sulla via principale.

 

Anni spop? Da non crederci.


5 aprile 2024, Gabriella T. ha messo a disposizione la foto, Laura V. l'ha commentata

Bedero sportivo 1930

Una foto con titolo e data, trovata da Emanuele, consente di dare un senso ad altre foto, rinvenute da Luisa e Battista. Donato c'era...


A Pralugan, dove adesso c'è la presa d'acqua, le squadre di Bedero e dei paesi vicini disputavano i tornei di calcio. 

I negozianti di Bedero procuravano gelati, gazzose, birre e vendevano ai giocatori e al pubblico.

Io ero bambino e andavo a vedere le partite..


30 marzo 2024, Emanuele S.B., Luisa e Battista C. hanno cercato e messo a disposizione la documentazione fotografica, Donato M. l'ha commentata


Festa del ciclamino, 20 settembre 1959

Questi cinque scatti raccontano un'iniziativa della Pro loco di Bedero, sessantacinque anni fa. 

Era costume nel paese realizzare cestini di ciclamini, da esporre e da vendere. Da qui, l'idea di organizzare una gara, per premiare i migliori. Da notare il numero notevole dei cestini in gara e l'eleganza delle persone ritratte nel corso della premiazione.


23 marzo 2024, Luisa e Battista C. hanno cercato e messo a disposizione la documentazione fotografica

Paesaggio sonoro

Le campane di Bedero campeggiano nel logo della nostra Pro loco perché sono parte del paesaggio: ce ne siamo accorti proprio quando sono mancate. Un anno fa, infatti, abbiamo avvertito un vuoto in paese: per più di due mesi non ne abbiamo sentito il suono. 

Accuratamente restaurate, sono tornate nella loro sede ai primi di maggio 2023, restituendo a noi tutti il paesaggio sonoro della nostra memoria collettiva. 

Ecco una breve storia fotografica della loro rimozione, il 14 febbraio 2023, e del loro festoso ritorno, a maggio 

Carosello delle campane


23 febbraio 2024, Anna B. e Maria Luisa M. hanno cercato e messo a disposizione la documentazione fotografica