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Storie per bambini
Il re del pollaio
Nel mondo degli uccelli può succedere…
Nel pollaio c’era gran fermento. Le galline chiocciavano tra loro, qualcuna ascoltava becchettando in giro e facendo finta di niente.
Il re del pollaio era di pessimo umore, da una settimana non metteva il becco fuori dall’uscio.
Non si capacitava dell’onta subita. Si sentiva abbandonato dalle sue galline. Stupide, vili, ingrate!
Lui era abituato a farsi rispettare. Ogni suo desiderio, un ordine! E le galline lo assecondavano senza discutere. Gli davano sempre ragione, anche quando aveva torto. Le galline sono fatte così, abitudinarie e conformiste.
Ma adesso che affrontava il suo momento difficile, nessuna gli dava conforto. Ottuse, traditrici, false!
Era andata così.
Il re teneva molto al suo aspetto. Indossava abitualmente un abito piumato tutto colorato, dai riflessi splendidi, gonfio attorno al collo, arcuato nella lunga coda folta e svettante. Con addosso il suo meraviglioso piumaggio, inclinando la sua larga cresta rossa come un cappello da cow boy, tendeva il becco al vento e scuoteva i bargigli con aria bellicosa da vero prode, quale si sentiva. Un figurone!
Ecco che si era sparsa la voce che dei pappagalli forestieri offrivano i loro servizi per realizzare piumaggi, i più belli di sempre. Il re li chiamò al suo cospetto ed essi volarono giù nel pollaio. Si presentarono con aria solenne e spiegarono le qualità rare e preziose dei regali mantelli piumati che erano in grado di progettare e realizzare in poche ore. Non solo i colori e il disegno erano straordinariamente belli, ma quelle vesti avevano lo strano potere di diventare invisibili agli stolti e agli incapaci.
“Ah, - pensò il re - si tratta di una qualità straordinaria, che mi permetterà di capire chi, attorno a me, è in gamba e di chi, invece, non posso fidarmi.”
Ma quando i pappagalli iniziarono il lavoro, tutti indaffarati davanti ai lui, con aghi, forbici, spilli e fili colorati, il re strabuzzò gli occhi: queste penne, queste piume meravigliose che gli presentavano e gli descrivevano con parole ricercate, lui non riusciva a vederle! Gli sembrava che i pappagalli puntassero spilli nell’aria, cucissero spifferi di vento e tagliassero il loro stesso alito… che fosse lui stesso stolto e incapace? Gli venne il dubbio, ma subito decise che nessuno lo doveva sospettare.
Così si prodigava in ordini, commenti, critiche.
“Un po’ più lungo qui”
E le galline in coro: “Co co, più lungo, più lungo, sì”
“Stretto qui mi sta molto bene”
E le galline: “Co co, come stringe, come dona, come calza bene!”
“No, proprio no. Se tira, vuol dire che è da rifare”
E le galline: “Co co, oh come tira, oh come tira…”
La verità è che né lui né le galline vedevano un bel niente, ma nessuno voleva darlo a vedere, per paura di essere riconosciuto come stolto o incapace.
Finalmente i pappagalli dissero che il piumaggio era finito e che calzava a pennello. Aiutarono il re ad indossarlo, prodigandosi nel lisciare il manto e nell’aggiustarne la caduta. Poi riscossero il loro compenso e, dopo cerimoniosi saluti, volarono via.
Mentre il re si pavoneggiava nel pollaio, impettito e vanitoso, ecco un passerotto posarsi sulla recinzione, guardare giù e commentare:
“Ma il re è nudo!”
“Co co, in effetti…”
“Co co, forse…”
“Co co, non sarà che i pappagalli ci hanno ingannato?”
Il re rabbrividì all’aria fredda del tramonto e si rese conto che non aveva addosso niente!
Dopo una settimana, il re del pollaio non aveva ancora smaltito lo smacco. Non metteva più il becco fuori, mentre le galline chiocciavano, qualcuna becchettava e nessuna si sognava di dargli conforto. Che ingrate!
La storia è liberamente ispirata dalla famosa fiaba di Andersen.
Il pollaio nel quale è ambientata costituisce, qui a Bedero, l'attrazione principale per i nipotini milanesi: si trova nei pressi del lavatoio, di là dalla via XX settembre.
I bimbi dell'asilo, impietositi dalle sue disavventure, hanno cercato di consolare il re, disegnandogli un bel vestito colorato.
Oggi, a pranzo, saranno servite loro proprio le uova di quel pollaio!
14 febbraio 2025, Laura V.
Oro, incenso e...
Scegli il finale
Nella piazza di Bedero, da un mese c’era il presepe. Tutte le notti, a mezzanotte, le statuine si animavano. Facevano un giro su se stesse, si stiracchiavano e iniziavano a chiacchierare.
Sulle prime erano andate tutte d’accordo, ciascuna facendo la sua parte. Ma col passare dei giorni e delle settimane la fatica si faceva sentire ed erano iniziate le discussioni.
- Tocca sempre a me - diceva la lavandaia a suo marito strizzando i panni. - Ho le mani gelate, non le sento più. Invece di continuare a portarmi acqua, faresti meglio a portare i panni in lavanderia.
- Ma senti questa - diceva il portatore d’acqua, suo marito. - L’anno che viene mettiamo una lavatrice nella capanna e amen. Ma cos’hai nella zucca?
- Ma ti levi di torno con quei pesci? Non hanno mica un buon odore, sai?
- E tu credi di avere un buon odore? Chi ti credi di essere? - Rispondeva il pescatore alla pastora.
Da quando era nato il bambinello, il bue e l’asino erano offesi con il cammello:
- Brutto, gobbo e presuntuoso. Venisse un po’ anche lui ad alitare nella stalla, invece di andarsene avanti e indietro a farsi bello…
- Cafoni - pensava il cammello - non hanno mai messo il naso fuori dalla stalla e vogliono insegnare a me come si sta al mondo!
- Smetti con quel corno, che svegli il bambino.
- Tieni alla larga le tue pecore, che sporcano per terra.
Maria guardò sconfortata Giuseppe:
- Ma dove siamo capitati! È una gabbia di matti
Giuseppe rispose:
- Che vuoi farci, tutto il mondo è paese.
Il bambinello allargava le braccia e pensava:
- Oh, misericordia! Oh, santa pace!
Una notte comparve una stella lucente, con una coda luminosa.
Tutti guardarono in cielo e capirono che qualcosa stava per accadere.
Tutti guardarono a oriente e videro che si stavano avvicinandosi i tre Re magi. Incedevano con maestà, sontuosamente vestiti, reggendo i loro doni preziosi.
Primo finale
I Re magi avevano ascoltato le liti delle statuine e intervennero subito a sedarle. Non volevano rovinarsi la festa. Parlò per primo Gaspare:
- Ho con me molto oro. Mettetevi infila: donerò a ciascuno di voi, figurante o animale che sia, tre monete d’oro, per festeggiare. Questa sera nessuno dovrà lavorare.
E Melchiorre aggiunse:
- Io ho portato la birra. Ci sarà birra per tutti, stasera.
E così, d’amore e d’accordo, si bevve, si cantò e si ballò per tutta la notte.
Baldassarre era perplesso:
- Ma Melchiorre doveva portare la mirra, non la birra...
Il bambinello allargava le braccia:
- Oh, misericordia! Oh, santa pace!
Secondo finale
Sentendo i mugugni, Gaspare si spazientì.
- Forza: persone di qua, animali di là. Tutti dovete contribuire a darci una degna accoglienza, perché noi siamo persone importanti.
Poi fu Melchiorre a parlare:
- Lavandaia, eccoti i nostri panni sporchi del viaggio. Li vogliamo per domani puliti e profumati. E tuo marito, portatore d’acqua, provveda a rifornirti a dovere. Pesci vecchi non ne vogliamo. Pescatore, vai a pesca e procurane di nuovi. Voi pastori, macellate due agnelli. Tu suonatore di corno, taci una buona volta, procura la legna e prepara la griglia
Baldassarre si rivolse agli animali:
- Zitti, non fiatate. Il primo che sbuffa lo metto direttamente sulla griglia.
Le statuine abbassarono le orecchie e ubbidirono.
Quella notte, nella capanna, i magi si riposarono e mangiarono molto bene.
Il bambinello allargava le braccia e pensava:
- Oh, misericordia! Oh, santa pace!
Terzo finale
I tre Re magi erano persone sagge e sapienti, capivano le ragioni.
Gaspare suggerì:
- Accendiamo un grande fuoco e riuniamoci tutt’attorno. Interrompiamo i nostri lavori e diamoci il tempo per raccontarci l’un l’altro quello che ci fa tribolare e quello che ci fa felici.
Melchiorre ascoltò compassionevole le rimostranze, dispensò consigli e attenzioni. Poi intrattenne gli uditori con il racconto del loro viaggio, mentre carezzava gli animali accoccolati ai suoi piedi.
Baldassarre, che sapeva cucinare con perizia e passione, preparò dolci per tutti. Sul fuoco gettava grani d’incenso, e il profumo esotico evocava i luoghi diversi e lontani.
Fu una notte bellissima, tutti si consolarono e viaggiarono con l’immaginazione in lungo e in largo, mentre la stella brillava lassù.
Il bambinello allargava le braccia e pensava:
- Pace in terra agli uomini di buona volontà.
Qual finale scegli?
Se nessuno dei tre ti è piaciuto... be', inventane un altro tu.
6 gennaio 2025, la befana